lunedì 31 maggio 2010

Sinfonisti da riscoprire - Joly Braga Santos (1924-1988)


Joly Braga Santos nacque a Lisbona nel 1924 e vi morì nel 1988, al culmine della sua creatività musicale. Dopo aver studiato violino e composizione presso il Conservatorio Nazionale di Lisbona, divenne un allievo di Luís de Freitas Branco (1890-1955), il più importante compositore portoghese della generazione precedente.
Terminata la Seconda Guerra Mondiale, si recò all'estero, per dedicarsi allo studio della direzione d'orchestra con Hermann Sherchen e Antonino Votto, nonchè composizione con Virgilio Mortari. Seppur proveniente da un'area geografica e da una cultura, quella latina, poco propensa a privilegiare il genere sinfonico, le sue innate doti di orchestratore lo spinsero proprio in quella direzione, ove seppe dare sfogo in maniera più convincente al suo linguaggio musicale, basato su una architettura musicale forte e drammatica, guidata da un istinto naturale per lo sviluppo strutturale, senza disdegnare lunghe frasi melodiche di più squisita fattura "mediterranea". Nelle sue prime opere, il compositore mise in mostra una tendenza modale, motivata dal desiderio di stabilire una connessione tra musica contemporanea e l'età d'oro della musica portoghese: il Rinascimento. Le prime quattro sinfonie, che si susseguirono molto rapidamente (in un arco di tempo compreso tra i 22 e i 27 anni d'età), incontrarono immediato successo. Altre opere di questo periodo sono il Concerto per archi, Variazioni su un tema Alentejo, e tre Overtures sinfoniche.
Seguendo da vicino le opere di compositori del dopoguerra europeo, il suo stile divenne, dal 1960 in poi, più cromatico e di forma meno tradizionale. A questo periodo appartengono i Tre Schizzi Sinfonici, la Sinfonietta, il Requiem e le sue due ultime sinfonie, la 5 e la 6.
Joly Braga Santos ha anche scritto tre opere liriche, musica da camera per una vasta gamma di strumenti e ensemble, colonne sonore, e molte opere corali su poesie di grandi poeti portoghesi classici e moderni e spagnoli come Camões, Antero de Quental, Teixeira de Pascoaes , Fernando Pessoa, Garcilaso de la Vega, Antonio Machado e Rosalia de Castro.
La maggior parte delle sue opere sono state registrate, a partire dagli anni Settanta, dall'etichetta portoghese Strauss SP; più recentemente, la Naxos, sotto l'etichetta Marco Polo, ha tributato a Braga Santos un omaggio più organico, includendovi tutte le sinfonie ed alcune delle sue migliori opere orchestrali, affidate alla direzione di Alvaro Cassuto, conterraneo dell'autore e grande fautore delle sue musiche.
Per dare un'idea più organica del suo stile compositivo, vi propongo l'ascolto integrale della Seconda sinfonia in si minore, scritta nel 1947 ed articolata in quattro movimenti:
I. Largo - Allegro energico ed appassionato;
II. Adagio non troppo;
III. Allegretto pastorale;
IV. Lento, Allegro, Epilogo (Lento).
Nel 2001, all'uscita della presente registrazione in cd, David Hurwitz si espresse in questi termini:

"Joly Braga Santos' Second Symphony, at 48 minutes, has all of the urgency and ambition of a young man's enthusiastic revelry in writing for a really large orchestra. The composer was all of 23 when he wrote it, and early or not, the piece sustains its length with little apparent effort. As usual in the first four symphonies, the influences of Vaughan Williams and Respighi aren't too far away, but that's all they are. There's no mistaking a tremendous individual talent at work here. Just listen to the gorgeous slow movement--melodically distinctive and magnificently scored (the evocative coda features a mysterious timpani duet under ethereal strings). Even the finale, a highly sectional amalgam of slow introduction, allegro, fugue, and slow epilogue leading to a grandiose conclusion, hangs together remarkably well, borne on the wings of the composer's unflagging inspiration."

La Bournemouth Symphony Orchestra è diretta da Alvaro Cassuto.



Non farei però del tutto il mio dovere se chiudessi quest'intervento dedicato a Braga Santos senza proporvi l'ascolto del quarto movimento (Lento) della sua Quarta sinfonia (1950), che tanto mi colpì sin dal primo approccio per la sua freschezza e la sua forza positiva, anche un po' naïf, ma di sicuro impatto. Nella versione qui proposta, Cassuto rinuncia all'apporto del coro ad libitum, previsto dall'autore nella versione alternativa, chiusa da un "inno alla giovinezza" che sfrutta la solenne dolcezza del tema con cui si chiude la sinfonia. Cassuto con la National Symphony Orchestra of Ireland rende comunque piena giustizia alla composizione, pur senza "effetti speciali".