sabato 10 ottobre 2009

Testo e musica - Tagore, Zemlinsky



"Una meravigliosa trasfigurazione musicale dell'amore in tutte le sue forme. Un amore che cambia forma e colore come una nuvola nella bocca del vento, al tramonto. Ecco cos'è innanzitutto la "Sinfonia Lirica" di Alexander Zemlinsky. Un immenso affresco di note e di colori orchestrali, di misticismo, di tensione emotiva e di sognante abbandono. Un mondo dove il canto e la musica si fondono in perfetta comunione, come la voluttà di due corpi che si spogliano o di due anime che si ascoltano rispecchiandosi l'una nell'altra. Un bellissimo ciclo di lieder orchestrali per soprano, baritono ed orchestra, con i testi colmi di lirismo e sensualità del grande poeta Rabindranath Tagore.

"Ich bin friedlos", sono irrequieto. È con queste parole che la sinfonia spalanca il suo sipario ai paesaggi più reconditi dell'anima e del desiderio. Il baritono intona il suo impulso alla trascendenza in un canto colmo di tensione come un orizzonte carico di nubi. Tensione che si sublima in tinte orchestrali feroci, in un incessante turbinio emotivo e musicale, coi colori cupi e sfavillanti di timpani, violini ed ottoni e le note taglienti di un flauto che richiama quella "sete di cose lontane" che mai nessuna vicinanza potrà sanare. La tensione emotiva si stempera in una maliziosa innocenza nel secondo brano "Mutter, der junge Prinz", dove il soprano celebra in modo etereo e sognante la sua ansia d'amore per il giovane principe, che passerà col suo cocchio sotto le finestre della giovane donna. Un canto a tratti estatico e sensuale, a tratti ironico e disincantato, ma che cresce improvvisamente in un "fortissimo" orchestrale spaventoso. Qualcosa che irrompe dentro e che non si può più trattenere. È come se si rompessero le dighe dell'anima e le parole dei cantanti si spegnessero nel silenzio di un bacio, con l'orchestra a rovesciare rabbiosamente ondate di suoni a coprire la sensualità di questo silenzio.

L'atmosfera trasfigura ulteriormente in "Du bist die Abendwolke", dove il paesaggio musicale si stempera in toni mistici e profumati come l'incenso, dove l'erotismo è dipinto dal timbro sensuale del corno inglese, mentre il baritono intona appassionato: Tu sei la nube della sera che vaga nel cielo dei miei sogni. Un lied erotico e cullante, opulentemente raffinato come un giardino traboccante di palme, di felci, di ninfee, di fior di loto. Un canto coi colori intensi di un tramonto, che prelude al clima notturno del quarto lied del ciclo, "Sprich zu mir, Geliebter". L'atmosfera è qui rarefatta, spettrale a tratti, con il violino a fare da alter-ego al soprano in un sensuale dialogo con se stessi, prima ancora che con l'altro. "Parlami, amore mio", e l'invocazione tremante del soprano sale al cielo quasi come una preghiera, una supplica, per poi spegnersi amaramente nel finale: Il giorno verrà e ci guardaremo negli occhi, prima che ognuno segua il suo cammino. Alla quiete estatica di questo lied, si contrappone fortemente "Befrei' mich von den Banden", dove su un tappeto di timpani e trombe, il baritono proclama Liberami dai lacci della tua dolcezza, e lascia che io ti possa offrire il mio cuore di uomo reso libero. Il canto più breve, rabbioso, violento, come un vortice che trascina verso l'abisso della fine dell'amore. Ed è così, nel sesto brano, "Vollende denn das letzte Lied", la risposta del soprano è gelida, e la musica affonda come la passione verso quegli abissi dove non c'è più nessuna luce a riscaldarti.

La sinfonia si chiude in una atmosfera di serena accettazione, ma non priva di brividi di sensualità, con "Friede, mein Herz". E' come se, dopo una tale tempesta di emozioni, il cielo dell'anima si spalancasse su colori celesti, e raggi di luce filtrassero tra nubi che si inseguono veloci come ricordi sul filo del pensiero. Lascia che l'amore si fonda con la memoria e il dolore divenga canto. E il ricordo e l'amore a perpetuarsi in una lunga e vibrante coda orchestrale, senza più parole."

Fonte: JohnofPatmos http://www.debaser.it/recensionidb/ID_6255/Alexander_von_Zemlinsky_Lyrische_Symphonie.htm



Ich bin friedlos, ich bin durstig nach fernen Dingen.
Meine Seele schweift in Sehnsucht,
Den Saum der dunklen Weite zu berühren.
O großes Jenseits, o ungestürmes Rufen Deiner Flöte.
Ich vergesse, ich vergesse immer,
Daß ich keine Schwingen zum Fliegen habe,
Daß ich an dieses Stück Erde gefesselt bin
Für alle Zeit.

Ich bin voll Verlangen und wachsam,
Ich bin ein Fremder im fremden Land;
Dein Odem kommt zu mir
Und raunt mir unmögliche Hoffnungen zu.
Deine Sprache klingt meinem Herzen vertraut
Wie seine eig'ne.
O Ziel in Fernen, o ungestümes Rufen deiner Flöte.
Ich vergesse immer, ich vergesse,
Daß ich nicht den Weg weiß,
Daß ich das beschwingte Roß nicht habe.

Ich bin ruhlos, ich bin ein Wanderer in meinem Herzen.
Im sonnigen Nebel der zögernden Stunden
Welch gewaltiges Gesicht von dir wird gestaltet
In der Bläue des Himmels.
O fernstes Ende, o ungestümes Rufen deiner Flöte.
Ich vergesse, ich vergesse immer,
Daß die Türen überall verschlossen sind in dem Hause,
Wo ich einsam wohne, o fernstes Ende,
O ungestümes Rufen deiner Flöte.





Non ho pace, sono assetato di cose lontane.
La mia anima si trascina nel desiderio
di toccare il limite della vastità oscura.
O immenso al di là, come è forte il richiamo del tuo flauto!
Io dimentico, dimentico sempre,
che mi mancano le ali per volare,
che a questo pezzo di terra sono incatenato
per sempre.

Sono pieno di desiderio e vigilo attento,
Straniero in terra straniera;
mi giunge il tuo respiro
e mi sussurra speranze irrealizzabili.
La tua lingua suona familiare al mio cuore
come la sua stessa lingua.
O meta lontana, come è forte il richiamo del tuo flauto!
Io dimentico, dimentico sempre,
che non conosco la via,
che non possiedo un alato destriero.

Sono inquieto, sono un viandante nel mio cuore.
Nella nebbia assolata delle ore morte
Che possente visione di te prende forma
Nell'azzurro del cielo.
O lontanissima fine, come è forte il richiamo del tuo flauto!
Io dimentico, dimentico sempre,
che le porte sono tutte serrate nella casa,
dove vivo in solitudine,
O lontanissima fine, come è forte il richiamo del tuo flauto!


Traduzione: Ferdinando Albeggiani

lunedì 5 ottobre 2009

Testo e musica - Manfred (Byron, Schumann, Tchaikovsky)





Ecco, si spegne il lume. Nuovamente

m'è forza rianimarlo, anche se certo

morrà di nuovo prima del mio tempo

d'insonnia... Il sonno mio - pure io dormiente -

non è sonno: è continuo (un) pensiero

ostinato

e gli occhi miei si chiudono

solo a guardarmi dentro...

Eppure io vivo. Ho l'aspetto la forma

il respiro degli uomini viventi...

Sapere è patire. Sventura

è la scienza. Coloro che più sanno

più amaramente devono

piangere il vero fato:

l'albero della scienza non fu mai

l'albero della vita.


Filosofia Meravigliosa Scienza

Conoscenza del mondo Idee sovrane

tutto provai. Tutto compresi e tutto

abbracciai col mio genio. A nulla valse.

Vano fu il tutto. Ho aiutato gli uomini

E qualcuno perfino mi aiutò.


A nulla è valso...

Bene Male Passioni Energia Vita

di che son fatti gli altri

sono per me una pioggia su la sabbia

- dopo quella mia ora innominabile. -


Non conosco terrore. Non sento

la dannazione di poter provare

paura al naturale, movimento

del cuore che batte speranza,

desiderio d'amore

nascosto per un essere terreno...


Ora... al mio compito!...


Voi, misteriose forze, spiriti

che ho cercato nelle tenebre

e nella luce,

voi che vagate sulla terra, dentro

le più sottili essenze,

abitanti le cime inaccessibili

dei monti e gli abissi

della terra e del mare,

io vi scongiuro in nome dell'incanto scritto

che a un v'asserve: destatevi!

Apparite...

Non si mostrano ancora... Per la voce

che vi comanda...

per questo segno che vi fa tremare...

per il sacro diritto dell'Eterno...

Mostratevi! Apparite, apparite!...

Se così deve essere,...

spiriti della terra e dell'aria,

voi non mi eluderete...

per un potere ancora più profondo,

per la malìa concepita in una stella

maledetta, rovina incandescente

d'un mondo distrutto

inferno errante nello spazio immenso,

per l'anatema eterno che mi pesa

terribile nell'anima,

il pensiero ch'è dentro e intorno a me,

Apparite! Ve l'ordino! Apparite!


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